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  • Numero 3 - Mag - Giu 2018

    La nuova disciplina degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani al vaglio della Corte di giustizia UE

    Premessa. Con la sentenza in commento, a distanza di quattro anni dalla conversione in legge del decreto n. 133/2014 – che, forse con eccessiva enfasi, era stato licenziato dal Governo dell’epoca come decreto «sblocca Italia» – l’attuazione di una parte essenziale del provvedimento, dedicata alla disciplina degli impianti di incenerimento rifiuti, viene nei fatti sospesa, in attesa dell’intervento chiarificatore della Corte di giustizia UE che ne valuti la conformità rispetto alla normativa euro-unitaria.

    In particolare, si fa riferimento al regime per tali impianti dettato:

    – dall’art. 35 del decreto nell’ambito delle «misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di un sistema adeguato e integrato di gestione di rifiuti urbani e per conseguire gli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio» e

    – dal successivo provvedimento attuativo, il d.p.c.m. del 10 agosto 2016, che ha individuato la «capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale», nonché «il fabbisogno residuo da coprire mediante la realizzazione di impianti di incenerimento con recupero di rifiuti urbani e assimilati».

     

    Alfredo Scialò