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ISSN 2421 – 4132 ONLINE

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  • Numero 1 – Gen-Feb 2021

    La presunzione (relativa) di adeguatezza della custodia cautelare in carcere ed il reato di traffico illecito di rifiuti

    1. La vicenda processuale. Con la sentenza oggetto del presente elaborato la Suprema Corte di cassazione ha, da un lato, dichiarato inammissibile il ricorso formulato nell’interesse dell’indagato e, dall’altro, accolto l’atto di impugnazione proposto dalla pubblica accusa, con conseguente annullamento con rinvio della ordinanza impugnata.

    I ricorsi per cassazione erano stati formulati dalle parti avverso l’ordinanza emessa in data 5 marzo scorso dal Tribunale di Bari in funzione di giudice del riesame: con essa, il Tribunale del riesame aveva provveduto a riformare il provvedimento di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emesso in data 7 febbraio 2020 dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Bari.

    Segnatamente, il G.I.P. aveva ritenuto sussistenti, da un lato, gravi indizi di colpevolezza, e, dall’altro, un fondato pericolo di reiterazione del reato contestato ex artt. 110 e 452 quaterdecies c.p. «per avere il R., in concorso con altri, provveduto, in qualità di socio di una società cooperativa operante nel ramo della raccolta e del trasporto di rifiuti speciali non pericolosi denominata Daunia Trasporti, al deposito sistematico di rifiuti provenienti da demolizioni edili presso un terreno nella disponibilità di tale B.G.».

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    Ludovica Regard